Dal vangelo secondo Luca (17,11-19)
Non sono stati guariti tutti e dieci? E gli altri nove dove sono?
Il male che uccide la lode e la gratitudine è l'indifferenza. Questa malattia è la vera lebbra dell'anima: non si nega l'esistenza di Dio, ma si vive facendo a meno di Dio. L'uomo contemporaneo non nega Dio; pur ammettendo di conoscerlo, non lo riconosce. Difatti, l'uomo contemporaneo:
• conosce Dio ma non lo "riconosce" nel creato: le manipolazioni di vario genere, gli inquinamenti, gli sprechi delle energie…;
• conosce Dio ma non lo "riconosce" nell'altro: aborto, eutanasia, divorzio, manipolazioni genetiche;
• conosce Dio ma non lo "riconosce" in se stesso: è questa la forma di indifferenza più grave, da cui dipendono le altre due.
Quando la creatura chiude le labbra alla preghiera di lode e di ringraziamento finisce per smarrire la stessa verità, si perde in vani ragionamenti, ritenuti per di più sapienti; soprattutto "cade in balìa" (Paolo lo ripete tre volte) delle sue stupidità e giunge ad aberrazioni di ogni genere. Notiamo bene! Non vi è bisogno che Dio castighi l'uomo; è sufficiente che lo lasci in balìa di se stesso.
LA PAROLA SI FA PREGHIERA
Tu hai guarito, Signore, dieci lebbrosi, e uno solo ti ha reso grazie. Tu mi hai colmato di benefici dieci volte e quante volte mi sono riconciliato con te e con la tua Chiesa «andando a presentarmi ai sacerdoti?. Tu non ritiri i tuoi benefici e non ti penti mai di avere concesso i tuoi doni; così non punisci l'ingratitudine.
Nonostante ciò, noi dobbiamo far fruttare i tuoi doni e vederli moltiplicare. La nostra libertà è così grande che non possiamo spegnere il fuoco del tuo amore, ma possiamo impedire che si propaghi.