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Santa Lucia
LA STORIA
Nata a Siracusa tra il 280 e il 290 d.C. da una ricca famiglia, Santa Lucia è orfana di padre e da giovane viene promessa in matrimonio ad un patrizio. La madre di Lucia è gravemente ammalata, e nonostante le costose cure, non riesce a guarire. Lucia e sua madre Eutichia sono molto credenti e durante un pellegrinaggio al sepolcro di San’Agata, la invocano in preghiera affinchè aiuti la donna a sconfiggere la malattia. Mentre Lucia è assorta ha una visione: Sant’Agata le appare dicendole che può aiutare la madre a guarire e le preannuncia che un giorno sarà la Patrona della città di Siracusa. Al ritorno dal pellegrinaggio Eutichia guarisce, e Lucia decide di dedicare al sua vita al Signore. Comincia così a distribuire le ricchezze che possiede ai poveri e ai bisognosi che incontra. Il suo promesso sposo, indispettito per il rifiuto, la denuncia come appartenente alla religione cristiana. L’imperatore Diocleziano intanto emana i decreti che autorizzano la persecuzione dei cristiani. Santa Lucia viene quindi catturata e processata.
Davanti ai suoi accusatori sostiene fieramente di essere cristiana. Il proconsole minaccia la donna di mandarla tra le prostitute, ma Lucia gli tiene testa senza alcun cedimento. La donna è così decisa che riesce a mettere in difficoltà l’Arconte di Siracusa Pascasio. Viene sottoposta a tortura ma esce indenne da ogni ferita, riesca a sopravvivere anche alle fiamme. Quindi viene decapitata.
Festa di Santa Chiara
Chiara (Assisi 1193 – 11 agosto 1253)
«seguì in tutto le orme di colui che per noi si è fatto povero e via, verità e vita». Fedele discepola di san Francesco, fondò con lui il secondo Ordine (Clarisse). Esercitò il suo ufficio di guida e madre, studiandosi «di presiedere alla altre più per virtù e santità di vita che per ufficio, affinché le sorelle obbedissero più per amore che per timore». Seppe trasformare i suoi lunghi anni di malattia in apostolato della sofferenza. Attinse dalla sua fede eucaristica una forza straordinaria che la rese intrepida anche di fronte alle incursioni dei Saraceni (1230).
Luglio mese del preziosismo Sangue di Gesù
Per la potenza del Tuo Sangue, prova suprema della Tua carità, dammi il coraggio di amare Te e i fratelli fino al dono della vita.
Non temere, soltanto abbi fede
Dal vangelo secondo Marco (5,21-43)
Gesù, rendendosi conto della situazione, chiese a Giairo che non si lasciasse influenzare dal pessimismo dell’ambiente, dicendogli: «Non temere, soltanto abbi fede!» (Mc 5,36). Gesù chiese a quel padre una fede più grande, capace di andare più in là dei dubbi e della paura. Arrivato a casa di Giairo, il Messia ridiede la vita alla bambina con le parole: «Talità kum», che significa: «Fanciulla, io ti dico: àlzati!» (Mc 5,41).
Anche noi dovremmo avere più fede, quella fede che non dubita di fronte alle difficoltà e alle prove della vita e che sa maturare nel dolore mediante la nostra unione con Cristo, così come ci suggerisce Papa Benedetto XVI nella sua enciclica Spe Salvi (Nella speranza siamo salvati): «Non è lo scansare la sofferenza, la fuga davanti al dolore, che guarisce l'uomo, ma la capacità di accettare la tribolazione e in essa di maturare, di trovare senso mediante l'unione con Cristo, che ha sofferto con infinito amore».
Non giudicare
Dal vangelo secondo Marco (7,1-5)
Ma è ancora più interessante quello che dice Sant’Agostino: «Il Signore ci avverte di non giudicare precipitosamente ed ingiustamente (...). Pensiamo, in primo luogo, se noi non abbiamo commesso qualche peccato simile; pensiamo che siamo uomini fragili, e [giudichiamo] sempre con l'intenzione di servire Dio e non noi stessi». Se quando vediamo i peccati dei fratelli pensiamo nei nostri, non ci succederà, come dice il Vangelo, che avendo una trave nell'occhio, pretendiamo cacciare una pagliuzza dall´occhio di nostro fratello (cf. Mt 7,3).
Gesù sulla barca
Dal vangelo secondo Marco (4,35-41)
Oggi, contempliamo la "barca" con gli Apostoli, simbolo della Chiesa, strapazzata dal "mare", simbolo del "mondo". Gli Apostoli non devono temere le minacce: Cristo – anche se silenzioso - è sulla barca e, per questo, non si ha affondato mai.
Cuore amatissimo di Gesù
Cuore amatissimo di Gesù, oceano di misericordia, ricorro a te per aiuto nelle mie presenti necessità e con pieno abbandono affido alla tua potenza, alla tua sapienza, alla tua bontà,
la tribolazione che mi opprime, ripetendo ancor mille volte:
"O Cuore tenerissimo, unico mio tesoro, per i miei presenti bisogni pensaci tu".
Di chi è questa immagine?
Dal vangelo secondo Marco (12,13-17)
Oggi, di nuovo ci meravigliamo dell’ingegno e della saggezza di Cristo. Egli con la Sua magistrale risposta segnala direttamente la giusta autonomia delle realtà terrene: «Quello che è di Cesare rendetelo a Cesare» (Mc 12,17).
Ma la Parola di oggi è molto di più che uscire da un affanno; è un fatto che risulta attuale in tutti i momenti della nostra vita: che cosa sto dando a Dio? E’ realmente la cosa più importante nella mia vita? Dove ho posto il cuore? Perché... «dov'è il vostro tesoro, là sarà anche il vostro cuore» (Lc 12,34).
Infatti, secondo San Geronimo, «dovete dare per forza al Cesare la moneta che porta impressa la sua effigie; ma voi consegnate con piacere tutto il vostro essere a Dio, perché è impressa in noi la Sua immagine e non quella del Cesare». Lungo la Sua vita Gesù propone costantemente la questione dell’elezione. Siamo noi che siamo chiamati a scegliere, e le opzioni sono chiare: vivere secondo i valori di questo mondo, o vivere d’accordo ai valori del Vangelo.
E’ sempre tempo di scelta, tempo di conversione, tempo per tornare a risistemare la nostra vita nella dinamica di Dio. Sarà la preghiera e specialmente quella fatta con la Parola di Dio, quella che ci vada scoprendo ciò che Dio vuole da noi. Chi sa scegliere Dio si converte in dimora di Dio, giacché «Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui» (Gv 14,23). E’ la preghiera che si trasforma in una autentica scuola, dove, come afferma Tertulliano, «Cristo va insegnandoci qual’è la volontà del Padre che Lui realizzava nel mondo e quale deve essere la condotta dell’uomo affinché sia conforme a questo stesso progetto». Sappiamo scegliere, perciò, quello che ci conviene!
Solennità della SS. TRINITA'
Oggi, la liturgia ci invita ad adorare la Santissima Trinità, nostro Dio, che è Padre, Figlio e Spirito Santo. Un solo Dio in tre persone, nel nome del quale siamo stati battezzati. Attraverso la grazia del Battesimo siamo chiamati a formar parte nella vita della Santissima Trinità qui in basso, nell'oscurità della fede, e, dopo la morte, nella vita eterna. Per il Sacramento del battesimo siamo stati fatti partecipi della vita divina, arrivando ad essere figli del Padre Dio, fratelli in Cristo e templi dello Spirito Santo. Nel Battesimo è iniziata la nostra vita cristiana, ricevendo la vocazione alla santità. Il Battesimo ci fa appartenere a Quello che è per eccellenza il Santo, il «tre volte santo» (cf. Is 6,3).
Figlio di Davide, abbi pietà di me!
Dal vangelo secondo Marco (10,46-52)
Soluzione:gridare, vuol dire, umilmente pregare «Figlio di Davide, abbi pietà di me!» (Mc 10,48). E gridare in più quanto più ti rimproverino, ti scoraggino o tu ti scoraggi: «Molti lo rimproveravano perché tacesse, ma egli gridava ancora più forte...» (Mc 10,48). Gridare che è anche chiedere: «Rabbunì, che io veda» (cf. Mc 10,51). Soluzione: dare, come lui, un salto nella fede, credere più in là delle nostre certezze, fidarsi di chi ci amò, ci creò, ed è venuto a redimerci e restò con noi, nell’Eucaristia.
Il Papa Giovanni Paolo II ce lo diceva con la sua vita: le sue lunghe ore di meditazione –tante che il suo Segretario diceva che pregava “troppo”- ci dicono chiaramente che «quello che prega cambia la storia».