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Esterno e interno
Dal vangelo secondo Luca (11,37-41)
SPUNTI DI RIFLESSIONE
Il comportamento esterno del fariseo è ineccepibile: vuole gloriarsi davanti a Dio e davanti agli uomini. Ma la sua giustizia è solo presunta davanti a Dio. Infatti ciò che è la luce per l'occhio, è la misericordia di Dio per il cuore dell'uomo. La luce del fariseo, per quanto fulgida all'esterno, all'interno è tenebrosa. Rapina e cattiveria sono il veleno mortale che sta dentro i recipienti lustri della sua mensa: rapina nei confronti della gloria di Dio e cattiveria nel confronto degli altri uomini. A una luminosità esteriore, Gesù contrappone la luce del dono e della misericordia che viene dal di "dentro". San Paolo gettò via ogni suo tesoro come un'immondizia, di fronte alla sublimità della conoscenza di Cristo, suo Signore (Fil 3,8). La purezza dell'intimo si ottiene mediante elemosine, mediante l'amore che si concretizza in opere. Il contenuto dei bicchieri e dei piatti deve essere dato in elemosina: così tutto sarà puro. Ciò che Dio esige dall'uomo è un cuore puro.
LA PAROLA PER ME OGGI
Come temiamo tanto ciò che entra nella nostra bocca e prestiamo attenzione alla scadenza dei cibi, così cominciamo da oggi a stare attenti a ciò che esce dal nostro cuore, perché non escano intenzioni cattive.
LA PAROLA SI FA PREGHIERA
Signore, Dio nostro, tu hai creato l'esterno e l'interno di tutti gli esseri. Libera i tuoi discepoli da ogni ipocrisia; fa che la loro ricerca di purezza e di verità non si fermi alle apparenze, ma impegni sinceramente tutta la loro persona.
Solennità del Serafico Padre Francesco
SPUNTI DI RIFLESSIONE
Dio è umile!
S. Francesco di Assisi è rimasto folgorato da un atteggiamento di Dio, che, in Gesù diventa chiaro e manifesto come un raggio di luce: Dio è umile! Gesù, del resto, l'ha detto esplicitamente: «Imparate da me che sono mite e umile di cuore». Nelle «Lodi di Dio Altissimo» Francesco estasiato esclama: «Tu sei umiltà!».
Dio è umile! E l'umiltà non consiste principalmente nell'essere piccoli, perché uno può essere piccolo e arrogante nello stesso tempo; non consiste neppure nel sentirsi piccoli e senza valore, perché questo può nascere anche da un complesso di inferiorità; non consiste neanche nel dichiararsi piccoli, perché molti dicono di non valere niente, senza però credere veramente a quanto dicono. L'umiltà consiste essenzialmente nel farsi piccoli e questa è l'umiltà di Dio! Dio, Altissimo e Onnipotente, è Colui che scende, è Colui che ama scendere e farsi piccolo per donarsi agli uomini nell'abbraccio di un infinito amore.
Perché nasce dall'amore
Perché Dio è umile? Ci può aiutare un'affermazione nitida della Scrittura: «Dio è Amore» (1 Gv 4,8.16). Ma cos'è l'Amore? L'Amore, nella sua verità divina e non nella caricatura coniata dagli uomini, è dono gratuito di sé: Dio pertanto, proprio perché è Amore, è un mistero di dono infinito. Ma se Dio è dono infinito di sé, Dio non conosce alcuna forma di egoismo: Egli dona soltanto; e, nei confronti degli uomini, Dio può donare soltanto facendosi piccolo e scendendo nella nostra povera storia per riempirla del mistero del suo Amore. Se questo è il mistero intimo di Dio, noi potremmo incontrare Dio soltanto avvicinandoci alla sua umiltà: noi dobbiamo scendere (e ne abbiamo mille motivi!) e, nel discendere, troveremo la sorpresa di incontrare Dio, perché Dio è umiltà!
S. Francesco: come Gesù
Stupendamente, il Celano, contemplando S. Francesco appena morto e deposto nudo per terra, scrisse: «In lui appariva l'immagine della croce e della passione dell'Agnello immacolato che lavò i peccati del mondo; sembrava di fresco deposto dalla croce, con le mani e i piedi trapassati dai chiodi e dal lato destro come ferito da lancia».
Forse l'immagine più espressiva realizzata dall'arte raffigurativa sul Poverello di Assisi è quella del Murillo, che ci mostra S. Francesco stigmatizzato nell'atto di abbracciare e di essere abbracciato da Gesù Crocifisso.
Gesù e S. Francesco: due poveri e due crocifissi. Il sogno di S. Francesco si è realizzato: sposare la povertà crocifissa sulla croce, per essere Uno con Gesù, "povero e crocifisso".
LA PAROLA PER ME OGGI
Charles de Foucauld arrivò ad esclamare: «Mio Dio, un tempo credevo che per arrivare a te fosse necessario salire : ora ho capito che bisogna scendere : scendere nell'umiltà!». È un viaggio che tutti siamo chiamati a fare: ne vale la pena perché si tratta di poter incontrare Dio!
Chi ascolta voi ascolta me
Dal vangelo secondo Luca (10,13-16)
Chi ascolta voi ascolta me, chi disprezza voi disprezza me. E chi disprezza me disprezza colui che mi ha mandato.
SPUNTI DI RIFLESSIONE
L'incontro con Gesù cambia la vita, la rende nuova. Può accadere che una persona, incontrando Gesù, non abbia il coraggio di fidarsi totalmente di lui e se ne vada via trista (Lc 18,18-23), oppure riconosca in lui quella novità che dà un significato profondo alla vita (Lc 19,1-10).
Non è però possibile essere uomini e donne nuovi senza un coraggioso abbandono dell'uomo vecchio, l'uomo inautentico, ripiegato su se stesso. La novità dello Spirito è insieme dono e compito: «Dovete deporre l'uomo vecchio con la condotta di prima, l'uomo che si corrompe dietro le passioni ingannatrici. Dovete rinnovarvi nello spirito della vostra mente e rivestire l'uomo nuovo, creato secondo Dio nella giustizia e nella santità vera (Ef 4,22-24).
Uomini e donne nuovi si diventa quando si ha il coraggio di una conversione profonda, di una scelta netta e definitiva. L'azione trasformante dello Spirito non rinnega nulla di quanto nell'uomo è autentico, né trascura alcuna delle sue profonde aspirazioni, ma tutte porta a insospettata pienezza. Richiede però che ci si lasci alle spalle le opere dell'egoismo, per gustare i frutti dello Spirito.
LA PAROLA PER ME OGGI
“Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro” (Mt 7,12). Troppe volte aspetto che siano gli altri a venire incontro a me, lasciando così immiserire potenziali e meravigliosi rapporti in sterili prese di posizione. Oggi no: pensando a ciò che mi piacerebbe che gli altri mi offrissero, lo farò io a qualcuno.
LA PAROLA SI FA PREGHIERA
Signore Gesù, che al ladrone pentito facesti la grazia di passare dalla croce alla gloria del tuo regno, ricevi l'umile confessione delle nostre colpe e nell'ora della morte apri anche a noi la porta del tuo paradiso.
Santa Teresa di Gesu bambino dottore della chiesa
PREGHIERA A SANTA TERESA DI LISIEUX
Cara piccola Teresa del Bambino Gesù, grande Santa del puro amor di Dio, vengo oggi a confidarti il mio ardente desiderio. Sì, molto umile vengo a sollecitare la tua potente intercessione per la grazia seguente...
(esprimerla).
Poco tempo prima di morire, hai chiesto a Dio di poter trascorrere il tuo Cielo facendo del bene sulla terra. Hai anche promesso di spandere su di noi, i piccoli, una pioggia di rose. Il Signore ha esaudito la tua preghiera: migliaia di pellegrini lo testimoniano a Lisieux e nel mondo intero. Forte di questa certezza che tu non rigetti i piccoli e gli afflitti, vengo con fiducia a sollecitare il tuo aiuto. Intercedi per me presso il tuo Sposo Crocifisso e glorioso. Digli il mio desiderio. Egli ti ascolterà, perché tu non gli hai mai rifiutato nulla sulla terra.
Piccola Teresa, vittima d'amore per il Signore, patrona delle missioni, modello delle anime semplici e confidenti, mi rivolgo a te come una grande sorella molto potente e amorevolissima. Ottienimi la grazia che ti chiedo, se questa è la volontà di Dio. Sii benedetta, piccola Teresa, per tutto il bene che ci hai fatto e ti auguri di prodigarci ancora fino alla fine dei mondo.
Sì, sii mille volte benedetta e ringraziata di farci così toccare in qualche modo la bontà e la misericordia dei nostro Dio! Amen.
Santi Arcangeli Michele Gabriele e Raffaele
LA PAROLA PER ME OGGI
«Una “lode di gloria” è un'anima di silenzio, che si tiene come una lira sotto il tocco dello Spirito Santo per farne uscire delle armonie divine. Essa sa che la sofferenza è una corda che produce dei suoni più belli ancora ed ama farsene il suo strumento per commuovere più deliziosamente il cuore di Dio» (Sr. Elisabetta della Trinità). Anche la tua vita sia oggi, come quella degli Angeli “a lode della sua gloria”.
LA PAROLA SI FA PREGHIERA
Tu sei il Figlio di Dio, Tu sei il Re d'Israele, Signore Gesù. Tu che hai spalancato i cieli e unito terra e cielo, rendici pronti come gli Angeli a compiere il tuo volere, fa anche di noi i tuoi messaggeri.
Festa delle sacre stimmate di San Francesco
17 settembre a festa delle sacre stimmate del Serafico Padre San Francesco.
Francesco, mediante le sacre Stimmate,
prese l’immagine del Crocifisso
Dalla «Legenda minor» di san Bonaventura (Quaracchi, 1941, 202-204).
Francesco, servo fedele e ministro di Cristo, due anni prima di rendere a Dio il suo spirito, si ritirò in un luogo alto e solitario, chiamato monte della Verna, per farvi una quaresima in onore di san Michele Arcangelo. Fin dal principio, sentì con molta più abbondanza del solito la dolcezza della contemplazione delle cose divine e, infiammato maggiormente di desideri celesti, si sentì favorito sempre più di ispirazioni dall’alto.
Un mattino, verso la festa dell’Esaltazione della santa Croce; raccolto in preghiera sulla sommità del monte, mentre era trasportato in Dio da ardori serafici, vide la figura di un Serafino discendente dal cielo. Aveva sei ali risplendenti e fiammanti. Con volo velocissimo giunse e si fermò, sollevato da terra, vicino all’uomo di Dio. Apparve allora non solo alato ma anche crocifisso.
A questa vista Francesco fu ripieno di stupore e nel suo animo c’erano, al tempo stesso, dolore e gaudio. Provava una letizia sovrabbondante vedendo Cristo in aspetto benigno, apparirgli in modo tanto ammirabile quanto affettuoso ma al mirarlo così confitto alla croce, la sua anima era ferita da una spada di compaziente dolore.
Dopo un arcano e intimo colloquio, quando la visione disparve, lasciò nella sua anima un ardore serafico e, nello stesso tempo, lasciò nella sua carne i segni esterni della passione, come se fossero stati impressi dei sigilli sul corpo, reso tenero dalla forza fondente del fuoco.
Subito incominciarono ad apparire nelle sue mani e nei suoi piedi i segni dei chiodi; nell’incàvo delle mani e nella parte superiore dei piedi apparivano le capocchie, e dall’altra parte le punte. Il lato destro del corpo, come se fosse stato trafitto da un colpo di lancia, era solcato da una cicatrice rossa, che spesso emetteva sangue.
Dopo che l’uomo nuovo Francesco apparve insignito, mediante insolito e stupendo miracolo, delle sacre stimmate, discese dal monte. Privilegio mai concesso nei secoli passati, egli portava con sé l’immagine del Crocifisso, non scolpita da artista umano in tavole di pietra o di legno, ma tracciata nella sua carne dal dito del Dio vivente.
Esaltazione della Croce
Dal vangelo secondo Giovanni (3,13-17)
La festa di oggi ci dice che la pienezza della nostra vita, la nostra salvezza, gioia e pace sgorgano da una sola fonte: la Croce del Signore Gesù Cristo. E' una questione di amore, innanzitutto del suo amore. Se oggi, contemplando la Croce, non ci sentiamo amati, se non cominciano a scendere rivoli di lacrime per una profonda compunzione e di un’infinita gratitudine, significa che non abbiamo ancora compreso e sperimentato l'amore di Dio, e la Croce non è altro che un segno tra tanti, che ci lascia poco più che indifferenti.
«Il mistero della Croce è un mistero grande e può essere avvicinato solo nella preghiera e nelle lacrime»: ha osservato Papa Francesco nella Messa da lui presieduta il 14 settembre 2013 a Santa Marta in Vaticano.
Proviamo allora a fermarci dinanzi alla Croce, qui, in chiesa, ma anche a casa, e in silenzio fissare quel Ferro o quel Legno assasino, e lasciare che quell'amore infinito che ha innalzato il Signore percuota il nostro cuore, risvegli le nostre coscienze, ci mostri, senza sconti e difese, la nostra realtà: la povertà e la debolezza, i peccati e la morte che portiamo dentro, e ci solleva dall’indifferenza.
Quel Ferro o quel Legno è il nostro specchio, ma è anche, ed ancor prima, l'immagine perfetta di Dio. Il suo amore appare luminoso e puro tra le nostre debolezze. I chiodi inflitti nella carne sofferente di Cristo sono i nostri peccati, ma quel sangue benedetto che ne è scaturito li trasforma in segni della sua misericordia. Così la corona di spine, così le battiture, così i flagelli, così le frustate, tutto reca impresso il nome dei nostri peccati, ma, nel folle amore di Dio, tutto porta inciso anche il suo Nome, che è misericordia, tenerezza, pazienza, dolcezza, riscatto, dono e perdono, vita, pace, felicità. Laddove concupiscenze e menzogne, furti ed omicidi, invidie e maldicenze hanno solcato e ferito a morte la benedetta carne di Cristo, il suo sangue ha bagnato e cancellato.
Coloro che lo toccavano venivano guariti
Dal vangelo secondo Luca (6,12-19)
Tutta la folla cercava di toccarlo, perché da lui usciva una forza che sanava tutti.
SPUNTI DI RIFLESSIONE
Una notte in preghiera.
I nemici di Gesù stanno facendo un fronte unico. E Gesù forma un gruppo stabile tra i suoi: sceglie i dodici che saranno i suoi apostoli. Prima di questa decisione così importante Gesù trascorre un'intera notte in preghiera. Il premio Nobel Alexis Carrel ha queste parole riguardo alla necessità della preghiera:
«La preghiera stampa un'impronta incancellabile nei nostri atti e nelle nostre sembianze. In coloro che sanno valutarla, la preghiera infonde un aspetto calmo, tranquillo; i lineamenti sereni, il comportamento limpido sono manifestazioni esterne della pace. Per di più nell'intimo dello spirito la preghiera accende una luce splendente; la preghiera fa comprendere gli errori, le vanità, le gelosie, l'avarizia. Intellettualmente chi è dominato dalla preghiera si fa più umile e cosi inizia la sua giornata di lavoro con lo slancio di un'anima che va verso la grazia. La preghiera è una forza che agisce sulla persona umana con la stessa concretezza ed efficacia con cui la forza di gravità agisce sulla terra. Durante la mia carriera di medico più di una volta ebbi occasione di vedere uomini che, nonostante fosse fallita in loro ogni specie di terapia, vincevano il male e dominavano la loro depressione con l'aiuto sereno della preghiera. Un miracolo nascosto e silenzioso avviene tutti i giorni, e tutte le ore, nel cuore di coloro che dalla preghiera attingono una perenne fonte di energia».
LA PAROLA PER ME OGGI
Prima di ogni nostra azione mettiamoci oggi in preghiera, non tanto esponendo i nostri desideri ma ascoltando i desideri di Dio. La preghiera è l'unica forza per superare la "notte".
LA PAROLA SI FA PREGHIERA
Dalla tua notte in comunione con il Padre nasce la comunità dei tuoi fratelli. Ti ringrazio, Signore, perché hai scelto persone comuni, ricche di cuore e di difetti, in modo che nessuno possa sentirsene escluso.
L'amore fraterno
Dal vangelo secondo Matteo (18,15-20)
LA PAROLA PER ME OGGI
C'è un debito, che non arriveremo mai a estinguere: quello dell'amore fraterno. È un debito che ci arricchisce a misura che noi ci sforziamo di estinguerlo. La carità esercitata verso gli altri dilata il nostro cuore nell'amore.
LA PAROLA SI FA PREGHIERA
Accanto a te, Gesù, possiamo conoscere Dio, lasciando trasparire attraverso la nostra vita quel poco del Vangelo che capiamo. E quel poco è quanto basta per andare avanti giorno per giorno, perché tu non fai mai di noi delle persone arrivate: rimaniamo per tutta la vita dei poveri che, camminando insieme, si incoraggiano e correggono a vicenda; dei poveri che, in semplicità, si dispongono ad avere fiducia nel grande mistero della fede.
Sono un uomo peccatore
Dal vangelo secondo Luca (5,1-11)
SPUNTI DI RIFLESSIONE
Nell'obbedienza alla Parola di Gesù Pietro scopre la potenza effettiva di colui che opera ciò che dice: cade alle ginocchia di Gesù, il Signore, e si scopre «uomo peccatore». Luca sa che si scoprirà ancora più peccatore in futuro. Sarà per grazia che lui confermerà nella fede i fratelli. Ma il recipiente di questa grazia è la scoperta che fa qui: il proprio peccato. Davanti alla verità di Dio e al suo dono di misericordia, l'uomo scopre la propria verità. Si sente lontano - per questo gli dice di allontanarsi da lui - e si vede perduto: sa di non essere quello che deve essere e si sente indegno. Non c'è rivelazione di Dio senza coscienza del proprio peccato: la sua infinita altezza si conosce contemporaneamente alla nostra infinita bassezza e solo da questa!
Un nuovo cammino
Di fronte al riconoscimento che Pietro fa della propria nullità ecco che il Signore risponde con parole meravigliose: «Non temere: d'ora in poi sarai pescatore di uomini ». I discepoli di Gesù hanno per scopo di trasportare nel mare dell'Amore di Dio che non conosce sponde, i pesciolini umani, di tirarli fuori dalle pozzanghere del peccato e farli guizzare nelle acque spumeggianti della grazia dove c'è la libertà di Dio. Gesù dà ai suoi apostoli l'incarico e l'autorità di pescare. Dispone perciò che i suoi discepoli abbiano a raggiungere gli uomini con la pazienza e con la costanza propria dei pescatori. Devono quindi continuamente pescare anime in ogni grado sociale, a ogni età. Questa e la loro missione.
«Ed essi, abbandonato tutto, lo seguirono». L'uomo per essere un vero pescatore di altri uomini deve avere il cuore e le mani libere. Non appartiene più al suo ambiente, al mondo in cui è vissuto. Cristo lo vuole a sua completa disposizione con una dedizione totale, con una disponibilità integrale.
«Lo seguirono». Ecco Gesù circondato da un gruppo di seguaci; gli appartengono totalmente, la loro vita ha trovato un nuovo centro, il loro lavoro una nuova finalità. Cristo è la loro sorte in vita e in morte, fin nella vita futura. Il seguire Gesù è quanto di più grande vi possa essere nella vita dell'uomo.
Un nemico da combattere
Dal vangelo secondo Luca (4,38-44)
SPUNTI DI RIFLESSIONE
Gesù opera un miracolo nella famiglia di Pietro. Pietro dovrà essere consolidato in maniera particolare nella fede, perché ha una missione speciale. Gesù gli guarisce la suocera, colpita da una forte febbre. Il Vangelo usa la rara espressione che Gesù «comandò» alla febbre di partirsene: la tratta come una potenza ribelle che deve riconoscere in lui il più forte e retrocedere. Gesù è il redentore degli infermi. Il peccato è la malattia che più rovina l'uomo. Gesù redime l'uomo dal peccato. Egli vede la malattia come un nemico da combattere. Darà ai suoi apostoli il potere di guarire gli infermi. Tutto l'uomo è opera di Dio, corpo e anima; perciò anche tutto l'uomo, corpo e anima, dev'essere guarito da Cristo e partecipare con Cristo agli splendori della gloria.
Liberi per il bene
La malata giace a letto. Come un medico, Gesù si pone vicino al suo capo. Chinatosi sopra di lei: alla febbre viene rivolta la stessa parola di comando che era stata rivolta al demonio. Ed è efficace. Immediatamente subentra la guarigione. Nulla può opporsi alla parola di Dio pronunciata da Gesù.
All'inizio del vangelo di Luca questo miracolo, un piccolissimo segno (si tratta di una semplice guarigione dalla febbre) ha un grandissimo significato che fa da chiave interpretativa per tutti i miracoli che seguono.
Se la potenza della sua Parola vince oggi il male, una volta liberati dal male, si è finalmente liberi per il bene che è il "servizio".
LA PAROLA PER ME OGGI
Gesù è venuto per renderci come Lui, capaci di servire. Liberati dal male siamo liberi per il bene, che è amare con i fatti e in verità. La suocera di Pietro ha servito Gesù e i discepoli, tu oggi cosa puoi fare?