Esaltazione della Croce
Dal vangelo secondo Giovanni (3,13-17)
La festa di oggi ci dice che la pienezza della nostra vita, la nostra salvezza, gioia e pace sgorgano da una sola fonte: la Croce del Signore Gesù Cristo. E' una questione di amore, innanzitutto del suo amore. Se oggi, contemplando la Croce, non ci sentiamo amati, se non cominciano a scendere rivoli di lacrime per una profonda compunzione e di un’infinita gratitudine, significa che non abbiamo ancora compreso e sperimentato l'amore di Dio, e la Croce non è altro che un segno tra tanti, che ci lascia poco più che indifferenti.
«Il mistero della Croce è un mistero grande e può essere avvicinato solo nella preghiera e nelle lacrime»: ha osservato Papa Francesco nella Messa da lui presieduta il 14 settembre 2013 a Santa Marta in Vaticano.
Proviamo allora a fermarci dinanzi alla Croce, qui, in chiesa, ma anche a casa, e in silenzio fissare quel Ferro o quel Legno assasino, e lasciare che quell'amore infinito che ha innalzato il Signore percuota il nostro cuore, risvegli le nostre coscienze, ci mostri, senza sconti e difese, la nostra realtà: la povertà e la debolezza, i peccati e la morte che portiamo dentro, e ci solleva dall’indifferenza.
Quel Ferro o quel Legno è il nostro specchio, ma è anche, ed ancor prima, l'immagine perfetta di Dio. Il suo amore appare luminoso e puro tra le nostre debolezze. I chiodi inflitti nella carne sofferente di Cristo sono i nostri peccati, ma quel sangue benedetto che ne è scaturito li trasforma in segni della sua misericordia. Così la corona di spine, così le battiture, così i flagelli, così le frustate, tutto reca impresso il nome dei nostri peccati, ma, nel folle amore di Dio, tutto porta inciso anche il suo Nome, che è misericordia, tenerezza, pazienza, dolcezza, riscatto, dono e perdono, vita, pace, felicità. Laddove concupiscenze e menzogne, furti ed omicidi, invidie e maldicenze hanno solcato e ferito a morte la benedetta carne di Cristo, il suo sangue ha bagnato e cancellato.